mercoledì 24 febbraio 2016

Walking along


Cucire uno strascico lungo una città, nonché percorso duplice: verso il Sì! e a ritroso come Pollicino verso il principio dell'amore. Due nomi, un incontro, una rivoluzione come solo amarsi può deflagrare.
Fausto ed Elvin chiedono il riconoscimento della loro unione. E' il 2014. La sera prima vengo a sapere che l'indomani, a Fano, avverrà la richiesta di riconoscimento dell'unione tra Fausto ed Elvin al sindaco di Fano. Nei giardini antistanti il Bastione Sangallo ci si dà appuntamento; musica, canti, ritrovo prima di partire in corteo verso la sede del municipio.

Una visione: bello sarebbe cucire uno strascico.

Man mano che informo gli organizzatori della proposta, il gesto va prendendo corpo e l'attenzione mi si posa su ago e filo. Riempio un borsone di pezze, strappi di stoffa, abiti mai più indossati e un ago e fili colorati. Dovremo essere tanti per costruire una lunghezza di punti fragili. E l'indomani siamo in tanti. Molti arrivano con il proprio scampolo, chi non ne ha si leva il foulard che ha addosso. 




L'altra sera a cena una coppia mi racconta di quale dolore ha attraversato quando il proprio figlio adolescente ha manifestato il suo orientamento affettivo e sessuale verso il proprio sesso. Gente aperta, oltre, per molti versi, eppure messa in crisi dal proprio entourage perché ritenuta responsabile (colpevole). Dolore come pressione colpevolizzante esterna, niente affatto per il manifestarsi del figlio. 
L'omosessualità è una problematica, per non dire ancora malattia, sembrano ribadire i personaggi che raccolgono le confessioni dei due genitori. 
Il ricordo va immediatamente al Bastione Sangallo, ai bimbi che giocano rincorrendosi sotto un sole di maggio. Amarsi non può essere una problematica, non può generare malattia. L'origine del male ha altre radici e torno alle mie, ad un amore malato dove il genere, maschio e femmina, non c'entrano nulla, c'entra l'immaturità, l'anaffettività, la trascuratezza, l'incapacità di ascolto e di sostegno.

Lo strascico si allunga. Una comunità nuova che si riconosce ad ogni punto cucito, punti forti abbastanza da tenere alla tensione del percorso fino al Sì!, fragili quel tanto per permettere quell'elasticità necessaria per rialzarsi quando la vita arriva come un calcio in culo che ti sbatte a terra.

Indosso un capo dello strascico a Fausto ed Elvin, il resto, tenuto in mano dai pervenuti che diventano testimoni consapevoli, viene sollevato da terra.
Si parte.




Lo strascico tiene.
Percorriamo la città, attraversiamo la resistenza della "famiglia naturale", s'incide il principio della trasformazione, si cammina cantando e il sole di maggio toglie le ombre del sacrilegio dell'amore tra affini.





Cos'è la nostra vita? Come giungiamo ad amare e ad essere amati da quell'individuo che non ci riporta nelle radici del male, ripetendo all'infinito lo schema? Quando e dove abbiamo detto No? Quando si è fatto strada in noi il coraggio di lasciare tutto questo? Quando abbiamo sentito di meritarci di essere amati?
Ora, ditemi voi, cosa c'entra trovare le risposte nei canoni religiosi, nel matrimonio tra un uomo e una donna o nella loro unione. Non è forse traslocare il punto in un ambito inadeguato? Non è forse una casa che non permette a nessuno di riconoscersi e di scegliere il proprio bene?
E il bene è il punto. Stare bene con se stessi e con gli altri.

Prima o poi arriviamo tutti lì.




Siamo arrivati in municipio.
Ora è una questione di creare una legge che contempli quel bene, che lo rispetti come questo sole di maggio.