giovedì 30 luglio 2015

Gratitude



con l'editore Danilo Mandolini


Dire casa è acquistabile qui, direttamente dalla casa editrice Arcipelago Itaca.

Per la costruzione di questa casa solo le mie visioni nulla avrebbero potuto, dove potere è l'insieme complesso degli ultimi due anni di esistenza. 
A chi ha creduto in questa scrittura riconoscendone il buono e l'andare oltre fino a farne libro, fino a creare una possibilità di futuro incrociando Dire casa sul punto d'inizio dell'avventura Arcipelago Itaca edizioni. A Danilo Mandolini, grazie.
Alle strade perse, a quelle sbarrate dopo un poco e a quelle negate sin da subito, alle tentazioni di cui ho visto l'illusorietà, ai momenti critici con scelte che solo apparentemente sembravano errate, ai tempi lunghi che non erano tempo perso perchè hanno liberato la strada sino a questo approdo che è un mare aperto, Bosco, che mi è più congeniale. Grazie.
A chi ha risposto al telefono in un giorno cruciale: Renata Morresi e Nadia Agustoni, facendosi trovare quando a me pareva tutto un'urgenza, sollevando con una grazia e sensibilità rare ciò che sapevo ma che richiedeva una dose di coraggio e lungimiranza, nonché fiducia, che da sola sarebbe stato tremendamente più difficile. Grazie.
A chi ha vissuto con me da vicino nonostante i 400 km, Trenitalia e tutti i suoi ritardi. A Maria, Grazie.
A chi se ne è andato, accompagnandomi alcuni mesi nel suo passaggio, passaggio del quale Gonne è parola che sarà svelata da altrettanta esistenza, da incontri con linguaggi diversi dal mio, e ciò che non sarà svelabile lo comprenderò dopo il mio passaggio. A mio padre, grazie.
A chi mi ha risollevata da cadute rovinose. La polvere non vi ha mai fatto paura, Natascia e Lorena. Grazie.
A voi lettori, dalle vostre mani e dai vostri animi riceverò a prescindere. Grazie.



sabato 11 luglio 2015

Dire casa sta per arrivare



Dire casa


In pelle carne e ossa, la creatura sta per arrivare!
Dire casa c'è grazie al lavoro appassionato e visionario di Danilo Mandolini e a quella comunità nascente che è Arcipelago Itaca Edizioni.
Sono al posto giusto nel momento giusto. Casa.


Qui a seguire, un breve estratto dalla prefazione ed alcune liriche. 
* * *
Dalla prefazione di Danilo Mandolini, un estratto
Il cerchio non può che chiudersi, dunque, «Da foglia a legno / da seme a sentiero»... È così che il percorso che si compie, anche in versi, nella ricerca di una comprensione - di fatto irraggiungibile - dell'esistere diviene esso stesso esistere! È così che «L’esistenza entra nella vita»! È soltanto in questo "lampo" che si può tentare di raccontare il sogno in cui si sogna una nuova casa per sé e per gli altri; è soltanto nel mistero di un istante di abbandono estremo che si può provare a dire, a spiegare quella che si vorrebbe come casa da abitare un domani.
* * *
Da GONNE
*
cammineremo dentro gonne ampie
con gambe di foglie. mani d'ali
seguiranno vie lasciate aperte
da chi cucì le trame dei sentieri.
*
A Nadia Agustoni
stringeremo aria fra di noi
scenderanno vallate, nelle pieghe delle gonne in festa.
lasceranno scivolare gli appena nati
ampie madri dell’umano che
atterrerà tra l’orlo e la pianura.
*
e non resta che una solitudine avvizzita, tremenda.
nei giorni in cui il ritorno prende forza dal natale
non c'è un luogo -non c'è mai stato-
dove casa chiuda la porta dietro di me,
con il freddo fuori dalla gonna nera.
*
non torneremo per essere fabbriche -
questi bottoni senza asole
colline senza pianura
gusci vuoti.
saremo umidissimi, garze per gonne
stese sopra ferite
di cui avremo perso la strada.
*
vestìti del silenzio della lettura. gonne di seta
nei corridoi sgombri, dove,
senti? si è posata la polvere.
*
dello straniero avremo la lingua
tra palato e voce.
dalla gola saliranno i suoni
che Dio comprenderà dalle nostre bocche,
vestito di gonne che gli abbiamo detto.
*
se non fosse stato per la magia
la nostalgia non avrebbe trovato pieghe
in cui cucirsi stracci. non sono forse gonne lucenti
i nostri incontri? imperfetti e giusti
nel loro cadere sui fianchi.
*
te lo dico ancora, vieni
vieni qui. accanto al limitare del mio volerti
dove svolta l’angolo in piega che hanno preso le cose.
guarda, come rivolto la gonna aperta
sul punto del tuo arrivo.
* * *
Da L'AMORE NON S'IMMAGINA, SI ABBANDONA
Sposa
Entro il bosco in un abito bianco
apre i rami il mio sposo
questo radicare l’attesa
sul punto della mia impronta.
Attendere il momento
nel seme e nel solco
del nostro volerci innestare futuro.
Pensàti sin dal principio
quando lasciare Casa
fu la certezza di averla persa
per sempre.
La punta del mio piede
precipita, dimentico la provenienza
questo perdere la strada
per trovare il sentiero
dove il fruscio ricorda
che siamo nati
per ritrovarci nel corpo.
L’amore non s’immagina,
si abbandona.
Sposo
Meglio sapere da dove si parte
per non confondere questo viaggio
con la sua destinazione.
L’esistenza entra nella vita
come una gelata ad aprile
e più ancora,
come beffa sul tavolo da gioco
dove i giocatori non vedono
che è solo un gioco.
Togli il velo! Questo filtrare la luce
come vetro sporco e polvere sulle cose.
Nell’avvicinarci, la terra è sopra il vuoto,
sostiene e protegge senza limiti
la nostra intenzione, la sua natura
accoglie ciò che ci si appoggia.
Sposa
Il corpo della parola
è il mio corpo, coincide suoni.
Ti riconosco nella pronuncia
sul punto dove lingua batte
palato e voce (aria). Sporgo le labbra
dal precipizio del mio viso
TU.
Ora sono acqua
penetro precisamente te
le tue crepe sono il mio piacere
bagno la tua durezza d’argilla,
fango che cambia forma in estasi.
Spense la luce
chi sapeva che solo dal buio
saremmo partiti anime dimezzate
guidate dalla mancanza.
Può perdere il destino, chi è condotto
dalla precisione dell’assenza?
Sposo
Qualcosa manca sempre, dopotutto.
Si aggiunge una preghiera,
litania dei mendicanti,
quando basterebbe cantare per uscire di prigione,
da quell’orlo di solitudine avvizzita,
necessaria però
come la luce che entra dalla finestra e
un tempo che cancelli il tempo,
non misurato come la neve che cade.
Ciò che resta è la sorpresa
la sorpresa che oltrepassa ciò che manca,
un atto che ne custodisca il vuoto.
Questo mio essere bosco
è il pensiero con cui mi hai vestito
per abitarmi, malgrado tutto.
Dire casa