lunedì 27 gennaio 2014

Clop clop cloppete


Parole alla lavagna in procinto di spuntare poesia


Non c'è un solo occhio che non mi spunti dalle orecchie
dalla gonna
bocca*orecchie orecchie*bocca
chi muto come un pesce in un mare comodo
ha nuotato della stessa sostanza vasta
di questo vociare giovanissimo.
siamo stati poesia
che senza 
codesto colei costoro colui
quello tra fra delle a lei
-le formule chimiche della lingua-
avrebbe solo legami stanchi,
a cui nulla potremmo togliere
fino alla parola potente.

E' terminato il mio andare alla scuola elementare di San Costanzo.
45 bimbi e bimbe, condotti da maestre che resistono allo sfacelo della scuola italiana, sfacelo voluto da un alto bassissimo, mi hanno dato immagini giovani (non so mai se il prendere stia alla pari col mio dare), parole fresche tenute in punta di lingua senza l'usura e lo svuotamento dell'abuso, la conferma che mi trovo nel punto giusto del mio esistere "...un corridoio illuminato...".
Vengo attratta dagli spazi muti, colmi di vastità, un ricongiungimento il percorso per comprenderli. Spazi che richiedono l'ammutinamento della mia superbia, questa cosa adulta fatta di "...macchine gabbia...".
La legge dell'essere in tanti, governata da un braccio che si alza per chiedere spazio alla parola, attenzione al proprio mondo che cresce, la trattengo come lista degli appuntamenti a cui non posso mancare per ordinare in luoghi futuri i passi del mio scoprire "...forse sarò libera di andare quando cresco...".
Uno dei temi forti, non solo della scuola ma che nella scuola trova un principio qualificante, è l'integrazione. Mi chiedo spesso se cominci da qualche parte, in un qualche modo. Mi è parso di comprenderne i confini quando un brano in particolare, per vastità ad oltranza, poteva suonare da solo di un dicibile raro. Togliere, limare, del tutto sbagliato. Si sarebbe persa la sostanza, era sostanza. Ma come permettere che non potesse entrare nella creazione della nostra poesia comunitaria? Integrazione è un gioco tra perdita e inclusione, che avvia un processo improgrammabile, scomodo, forviante se avvinti da un esito. Più che un fare è un "non lo so", è attesa. Sospendere per darsi un tempo, l'indugio dell'ascoltare, i paradigmi personali infranti in prima istanza "... toglievamo le calze con i miei cugini nel fresco del mare...".
E quegli stessi occhi giovani guardano naturalmente in alto, come di lato, spesso senza un guardare preciso ma puntuale, che gli angeli fanno "clop clop cloppete".



"Clop clop cloppete"
la poesia comunitaria delle quinte elementari di San Costanzo

La storia a tre puntate, ha le due precedenti qui:

* primo incontro -http://civico47.blogspot.it/2013/12/poesia-bimbi-e-bimbe-un-sabato-di.html

* secondo incontro - http://civico47.blogspot.it/2013/12/alla-gonna-dei-sentieri.html


mercoledì 22 gennaio 2014

Che ne è?


Foto on line


Dov'è finito tutto il lavoro dell'ex ministro Barca? Quell'omo che s'è fatto in lungo e in largo l'Italia piccola, minore e pure grande, i paesi, i centri, le realtà agricole, le piazzette, le città e le cittadine, per strada e nelle tante stanze pure parrocchiali dove la gente s'incontra per decidere dove mette la panchina e a che ora chiude el cimitero. 
Coesione territoriale era l'impegno e Barca c'ha mandato se stesso a vedere, ascoltare, conoscere. Ha pigliato gli autobus e i regionali, che la coesione senza mezzi de tutti i giorni non se fà. Parlava addirittura di visioni poetiche con le quali governare questa terra. Dove, dov'è finito il suo bagaglio?
Come smisi di pronunciare il nome dello schifoso, farò lo stesso col fenomeno.
Ma il fenomeno, tra una paillette-parola e una lustrino-apparizione, penserà mai di ritrovare e aprire quel baule de robba bona? La domanda è retorica.



domenica 19 gennaio 2014

Certi fatti


Promenade sur la falaise
Monet (1882)



riflettevo su questa cosa asciutta:
certi fatti si rompono come l'ondina di un mare calmo, non te ne accorgi;
altri, erodono incessanti come il sale.



lunedì 13 gennaio 2014

Poesia pure le telefonate c'hanno a livella


foto on line


che lo squillo nun lo sai che te dirà.
t'aspetti e t'arriva quello -raggio de sole-

se dirada na nebbia padana
co ddu abbracci e na carezza
zompetti un giorno de qua e de là
magni bbene, più de compagnia che de carne cotta.
te risvegli che te dici
oggi viene dopo ieri.
t'arisquilla
e a livella te toglie lo spiraglio,
te dice -a vita tua sta appesa
a quello che cazzo vole lei lui loro tutti nessuno-
che vole che
tu
hai da mette al posto de un caffè in pace
na tazza de vite degli altri
che te bevono tutto,
fino all'ultima stilla.



mercoledì 8 gennaio 2014

Me, la giusta distanza da io



foto on line


amica - perché in dialetto? non ti riconosco. e in romanesco poi. perché?

me (perchè me e non io?) - appunto, cara, per non riconoscermi dentro la parola che non m'appartiene. è il modo che ho trovato per non prendermi sul serio, pe prenne in giro quella donna tutta no sprofondo, che nella scarpiera c'ha messo i libberi, che pe vedecce bbene ha da trovà la strada d'entrà dentro tutte le cose, pure quelle che le fai e nun ce pensi. me viene de prendela sotto braccio e portalla pe vvetrine, a ffà n'eppiauar con na gonnellina e du tacchi -mica tanto alti, quel tantinello pe ffaje vedè che oltre alla testa e al core c'ha du gambe e n dedietro e na postura che se la pole gode. che se pò scherzà e ride e bbasta  e comprà quel coso che fa le ciglia nere e lo sguardo da femmina e uscì a ccena con un omo senza volè pagà el conto pe fforza pe dimostrà sempre che nun c'ha bisogno de nessuno e che fa tutto da per lei sola. pe dije che nun s'ha da vergognà de scazzà  e d'innamorasse che se vva mmale vva mmale ma pò pure annà bbene e diverticcese che l'amore nun è na cosa perfetta e che quell'ernia che jè venuta jè venuta pe pportà tutto el peso di sta pesantezza che s'è caricata addosso. 
me, pe pprende la giusta distanza da io.

amica - ti preferisco seria e in italiano.

me - segue silenzio.


riflessione notturna con domanda, al posto del sonno. riflessione domanda e insonnia rigorosamente in italiano:

quanto conta, e costa, lo sguardo fisso su di noi, oltre al proprio, che inchioda -quindi fa male- all'angolo stretto?

accompagnamento musicale all'io:



accompagnamento musicale al me:




domenica 5 gennaio 2014

Poesia con condizioni




accettasi adozioni temporanee 
a patto che 
ci sia un bosco
nessun vicino
animali in quantità
in famiglia a basso voltaggio emozionale,
meglio se assente per lungo viaggio.



venerdì 3 gennaio 2014

Poesia bu bu sette te, se spera de cresce


scatto di fp


che a nascondino a ottanni
te metti dietro all'albero e
poi fà tanaliberatutti se sì svelto.
a due te copri la faccina con le manine
bu bu sette te
che mamma sparisce e
aricè, basta che l'apri un dito.
el problema è quanno c'hai lavoro casa e bollette
che se direbbe che sei grande d'an pezzo
ma nun te basteno alberi mani e cotillons
peffà sparì pure l'ombra tua.


giovedì 2 gennaio 2014

Poesia per proseguì e andà da qualche parte




Poesia per proseguì e andà da qualche parte

Senza ombra de dubbio:
John E. Williams e Nadia Agustoni
'na matassina de tagliatelle al ragù attaccatappenallapadella
el gatto nero sulla pancia
fuggire e prima avvertire tutti
staccà el telefono
vestiti senza elastici che tireno
dà voce e posture, prestazioni e indirizzi all'odio
il neurochirurgo più bravo del mondo, possibilmente figo
che quando me tocca o me risvejo godo
rincontrà per strada l'omo che ho seguito in capo al core
becce un caffè e sentì che gusto c'ha
vedé partì mia figlia e vedella felice d'andà en do sta per andà
de piagne e disperamme el giusto.