mercoledì 29 maggio 2013

Il 2 giugno bello sarebbe se a sfilare fossero


dipinto di Pieter Brueghel - 1566


il 2 giugno bello sarebbe se a sfilare rompendo le fila fossero
i precari a braccetto con  gli imprenditori
i disoccupati in comitiva con i senza dimora
cantando dei soldati, e perchè no, con i ragazzi di Rosarno
i poeti mescolati ai ragazzi della scuola
gli scienziati con ombrelli colorati tra cinesi senegalesi e rumeni
i sindaci con fasci di grano e i fabbri e i ciabattini e i falegnami
le maestre con i parlamentari come fossero in gita
i bimbi sparsi perchè ogni occhio sarebbe per loro
e le mamme ad amoreggiare spensierate - si attardano in coda -
in testa, un'idea con tutto il mondo davanti.


lunedì 27 maggio 2013

Nuovi inizi


scatto di francescaperlini


Difficilmente scivolo nell'orgoglio, ma ieri il mio paese era tutto in piazza. Freddo e pioggia come novembre e un Palazzo storico rinato e sfuggito alla desolazione decadente che fabbrica sempre più il paesaggio urbano italiano, e non solo
Lo penso da tanto, si ricomincia dal piccolo, da dentro e i paesi sono il luogo in cui può accadere. Nelle stanze di Palazzo Cassi, bambini su tappeti rossi tra libri sfogliati e genitori, che basterebbe già per sapere che lì il futuro si presenta. 
Della biblioteca, bellissima, dirò quando mi ci siederò portandola nelle parole che verranno. 
Che dire degli angeli della fontana? Sgocciolanti stanno scrostati al posto giusto.

scatto di francescaperlini


mercoledì 22 maggio 2013

San Costanzo con la sua nuova Biblioteca


scatto di Filippo Sorcinelli
Assessore alla Cultura del comune di San Costanzo


pensando alla lettura, quel momento personale e intimo, frutto che viene raccolto dopo un percorso più che mai educativo. che ruolo hanno, sperato e disatteso, la famiglia e la scuola come veicoli formativi? sostanziale a parer mio. 
quanto i tagli alla cultura somigliano per significato ed effetti alla disgregazione ed allo svuotamento all'interno delle relazioni. 
ovunque noto molecole, il più delle volte cellule di resistenza che tentano salvataggi locali e richiami alla creazione di una rete nobile di disperati, me compresa. allora quando vedo, con commozione, che un paese ricostruisce la sua biblioteca e fa belle le sue vie per il giorno dell'inaugurazione, scrosta gli angeli della fontana in piazza preparandosi come una fanciulla innamorata per il suo appuntamento, penso che solo dal piccolo e dal dentro si possano percorrere strade per non morire. 
sempre che qualcuno non si metta a costruire rotatorie lungo il percorso, che girano solo a vuoto.


domenica 19 maggio 2013

E può capitare che


scatto di francescaperlini



e può capitare che ascolti un uomo parlare, 
sconosciuto e senza nome, per un'ora buona e 
pensi che in due sarebbe stato bello e il mondo sarebbe stato più grande.


venerdì 10 maggio 2013

Se il tempo fosse una misura


"se il tempo fosse una misura"
scatto di francescaperlini



è tutto un affanno inutile il mio.
il tempo non si sposta,
fermo come nulla che nasce e muore.

lunedì 6 maggio 2013

Quando cade un piccione


Scatto di francescaperlini


Uno scatto nasce dentro. E' ciò che vedo di ciò che provo e penso, dell'esperienza che sto vivendo. Ne faccio parte ed è lo sguardo sulla visione interiore che sto elaborando, quello spazio necessario da cui e in cui riflette il mio sentire che cresce via via, quella distanza tra me e me e ciò che osservo fuori che diviene la scelta dell'immagine da fermare in uno scatto. 
Il tempo può essere un frammento minimo o un percorso di ore e giorni. 
Quanto conta il mezzo, l'oggetto macchina fotografica? Nel mio caso poco o niente, salvo quando di notte diventa tutto verde perchè in fondo la mia macchina fotografica costa meno di 60 euro. Ma il meno diventa una scelta ed un'ulteriore elaborazione, mi fa cercare una luce nel paesaggio notturno, camminate e spostamenti, conoscenza sempre maggiore del territorio ma soprattutto dei luoghi. Non di rado incontri. 
Come un piccione caduto morto sul marciapiede di una strada di paese mentre scorrono, come il flusso dell'acqua di un fiume, gli atleti di una maratona.
E' forse lo spazio che si crea a dar modo a chi guarda poi lo scatto di provare emozioni e raccontarsi una storia. 


giovedì 2 maggio 2013

A Piero Gobetti


Piero Gobetti



Piero Gobetti diceva che il fascismo era l’autobiografia degli italiani e che, nella psicologia e nella prassi fascista, si potevano rinvenire caratteri e comportamenti che appartengono da secoli alla storia della nostra società. 
Morì a 26 anni per le conseguenze delle ripetute aggressioni ricevute da esponenti fascisti. Gobetti viene così poco studiato a scuola, sorvolato il più delle volte eppure nel suo libro su “La Rivoluzione liberale. Saggio sulla lotta politica in Italia” (1924), delinea un ritratto di Mussolini e del suo rapporto con gli italiani che oggi andrebbe letto con molta attenzione. 
Scrive, a proposito del duce, che “la sua figura di ottimista sicuro di sé, le astuzie oratorie, l’amore per il successo e per le solennità domenicali, la virtù della mistificazione e dell’enfasi riescono schiettamente popolari fra gli italiani”. Per lui, “lottare per un’idea, elaborare nella lotta un pensiero, è un lusso e una seccatura”; la sua incoerenza, i suoi continui voltafaccia nascono dalla mancanza di un pensiero politico organico e dal suo culto del potere per il potere, sicché “solo gli ingenui si sono potuti stupire dei suoi recenti amori con la Chiesa cattolica. Nessuno più lontano di Mussolini dallo spirito dello Stato laico e dalla vecchia Destra degli Spaventa. Egli non ha nulla di religioso, sdegna il problema come tale, non sopporta la lotta col dubbio; ha bisogno di una fede per non doverci più pensare, per essere il braccio temporale di un’idea trascendente”. 
E ancora scrive circa la psicologia mussoliniana più pericolosa del fascismo stesso, perché “ha confermato nel popolo l’abito cortigiano, lo scarso senso della propria responsabilità, il vezzo di attendere dal duce, dal domatore, dal deus ex machina la propria salvezza. La lotta politica in regime mussoliniano non è facile; non è facile resistergli perché egli non resta fermo a nessuna coerenza, a nessuna posizione, a nessuna distinzione precisa ma è pronto sempre a tutti i trasformismi”. 
Quanti Gobetti stiamo crescendo oggi?