giovedì 11 ottobre 2012

5, "Hsu" l'attesa



"un diluvio arriva sempre"
foto di Francesca Perlini


5, il numero che mi accompagna e perseguita da una vita. 
All'asilo era l'appendino del mio zainetto, il quinto a partire dalla porta d'ingresso, porta, ricordo ancora, da cui volevo scappare e che non volevo varcare. Il tempo tra i due varchi era un'attesa.
Ne "I Ching" il numero 5 è l'esegramma dell'attesa, come nuvole in cielo, presagio di qualcosa che arriva, dove la caduta è svelamento del significato.
Il giorno in cui trovai il mio appendino occupato da un altro zainetto sperai che quel calvario fosse giunto alla fine e che la strada davanti casa diventasse a pieno titolo l'asilo dei miei giochi liberi, con la campagna alla fine del vicolo per casa, la più accogliente e sicura che avessi mai avuto. La bidella, col suo odore di pastasciutta addosso, mi portò in cucina, dove sollevandomi fino alla pentola rossa di sugo, mi disse che da quel giorno ci avrei anche mangiato all'asilo e che quella era la pappa buona come non se ne mangiava da nessun'altra parte al mondo. Mi raccontò della storia di una bambina che usciva dal bosco all'odore del sugo rosso, per poi tornarvi con la pancia piena e felice.
Cosa risposi alla bidella che sapeva di pastasciutta? Il ricordo s'infrange come l'attesa di riavere il mio appendino, uno sparuto senso di appartenenza.
Sarà per questo che da allora il 5 è diventato l'attesa che quelle nuvole siano diluvio sul bisogno di casa.


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