sabato 28 luglio 2012

Quelli dell'aperitivo


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Una colonna sonora ci vuole, altrimenti che situazione è?
Buddha Bar è arrivato al tredicesimo album più tutte le compilation nate dal suo successo e a decretarlo è stato per buona parte quel momento che per bisogno di stile ha quasi cancellato l’andare a cena fuori, l’aperitivo. Per anni è stata la colonna sonora dell’appuntamento al bancone del bar, stipato ed esibito come i banchi del pesce al mercato. Ma ad esibirsi non sono solo quelli che un tempo al bar sotto casa erano pistacchi e patatine stantie in ciotoline di plastica, ma una lussuria di scodelle, scodelline, vassoi, vassoietti, alzate come grattacieli di finger food con variopinte mescolanze d’ingredienti improbabilmente insieme. Le parole sono esibite anch’esse, perché cibo che si prende e mangia con le mani non fa appuntamento, fa sfigati.
Ragazze sopra tacchi alti davanti per vertigini posteriori fanno da contraltare al bancone dove in effetti se non si è alti almeno un metro e ottanta l’oliva esotica in cima alla vetta di cibo scrosciante non s’arriva nemmeno a vederla, figurarsi ad infilzarla.
A cosa serve telefonarsi per darsi appuntamento?
Facebook ha i sui gruppi, metti un “mi piace” e sei della lista Qui Quo Qua, che l’amministratore delegato dell’ultimo locale inaugurato un quarto d’ora dopo il penultimo, ha creato per invitare cinquemila amici sparsi in tutto il mondo.  Iscriversi è uno status, accalcarsi è il pass per sentirsi qualcuno.
Lungo lo stesso viale o lungomare o lungofiume dove si trovano la maggior parte dei luoghi da circostanza all’ora dell’aperitivo – ma che ora è l’ora dell’aperitivo?- l’umanità la si capisce dalla testa e dai piedi, gli estremi sono le uniche cose che ti fanno vedere nella calca, scarpe e capelli.
Quello che ci sta in mezzo è un corpo. Toh! Un corpo.  Che ci sia una persona dentro? Un’anima sarebbe pensare per metafore.  Allora finisci per toglierti di dosso il grasso da sotto le unghie e la polvere dalle orecchie per cancellare ogni traccia di chi sei. Il lavoro nobilita solo se non si vede. La security sceglie i migliori. La security fa selezione. Chi sta fuori e chi entra. E se il nero nelle pieghe delle mani non viene via, indosserai qualcosa che abbia tasche per la vergogna.
Come si arriva all’appuntamento?
Il computer lo hai acceso appena hai messo piede in casa, tua madre mentre gira il sugo della pasticciata urla che tuo padre fa tardi anche stasera e tuo fratello ha rotto la play station mentre tua sorella ha comprato la maglia del Napoli perché il suo nuovo fidanzato vive stabilmente in curva e tu che di curve hai fatto le solite tre, casa-fabbrica-casa  stai per fare la quarta, aperitivo. Verde, giallo, rosso e verde, dal blu al celeste passando per una ciliegia che magicamente galleggia a metà bicchiere, gli ombrellini non vanno più di moda, forse perché non piove più come una volta, un giro di zucchero del Brasile sull’orlo e nessuno spazio libero in cui appoggiare le labbra per bere qualche colore. Un bicchiere d’acqua si può avere?
Che gusto ha il colore?
Per gustare c’è da sedersi su una sedia sufficentemente comoda intorno ad un tavolino sufficentemente grande per appoggiare più che per tenere in mano il bicchiere, in compagnia di quattro amici, quelli conosciuti all’asilo col grembiule rosa o celeste. Ci dev’essere il giusto spazio tra le persone e questo significa che non c’è ressa e la musica…ah la musica. Il volume può stare a zero.
No. Si sta in piedi. Si conosce tutti ma la scatola dell’antidepressivo la nascondi nel cassetto delle mutande. E il bicchiere è rigorosamente in mano perché la coscienza ha smesso da troppo tempo di chiamarti e s’è andata a stendere nell’unico posto dove non penserai mai di andare a guardare, nel tuo letto. Ci tornerai a letto, quando all’alba –ma non era un aperitivo? Ma che ora è quella dell’aperitivo? – della lista Qui Quo Qua non ti ricorderai nemmeno una faccia, forse la marca dell’orologio quando hai chiesto che ora fosse a qualcuno. Qualcuno? Qualcuna? “E’ uguale al mio” hai pensato non riuscendo a sentire la risposta per il frastuono che la copriva.
Se è un aperitivo a fare di un uomo, un uomo e di una donna, una donna, io voglio essere un’anguria.

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