martedì 31 gennaio 2012

La liturgia della compagnia all' Eremo di Montegiove




Il segno dell’incontro è al tempo stesso simbolo e significato. Coesione, unità di luogo, coerenza di fatti e persone.
Do appuntamento ad un’amica che viene da lontano all’Eremo di Montegiove. Non  è insolito per noi, riunirci in un luogo assunto a ricerca e ascolto, a elezione di spirito e terra.
Il silenzio sostiene le nostre parole che diventano sussurri. I quattro passi su due binari paralleli accompagnano l’amicizia che vi abita sopra. Le parole di due donne che portano i segni e le vittorie di amori sconfitti, entrano nelle mie orecchie come maestoso contraltare alla verginità professata dal luogo.
In fondo chi è che non è vergine al suo compito terrenamente umano?
Ci stiam facendo compagnia, con la tenerezza di tenerci sotto braccio, a sostenere, a tenere sollevati i reciproci sconforti. E’ conforto. Ci stiamo dando forza io e la mia amica. E la terra sotto i nostri piedi si fa schiena possente a sorreggerci.
La piccola chiesa echeggia, nel silenzio di una nebbiosa domenica di novembre, le melodie di chi ha scelto il canto alla parola. Sarà forse per questo che a un certo punto i nostri racconti s’intonano all’eremo, e la nostra liturgia delle ore si fa essenza silente, sostanza di compagnia.


                                             Stralcio breve dal racconto "La liturgia della compagnia: Montegiove"

giovedì 26 gennaio 2012

Montemontanaro dentro


Montemontanaro dentro
(foto di Francesca Perlini)


Si può andare nei luoghi o entrarci, la desolazione stessa dei paesi crea una duplice reazione, ci si allontana o ci si avvicina. Chi s’avvicinasse incontrerà l’umore del luogo, potrà entrare come ogni costruzione di un amore.
Non ho una regione che abita i miei racconti, neppure un’adeguata  mappatura  della provincia di Pesaro e Urbino, ho un mucchietto di piccolissimi paesi a non più di quaranta chilometri dal mio, neanche un respiro intero, un soffio, una bava appena increspata d’aria mossa dal mio viaggio.
E’ nel piccolo, piccolissimo, nella cellula base della molecola dell’incontro che m’insinuo a cercare il senso delle cose, ad ascoltare il discorso della terra, la terra parla e nei paesi la si può ancora sentire. Nei paesi il discorso s’allarga, s’arricchisce, si dispera e si disperde, basta entrare e attendere il momento in cui terra e paese come due vecchi sposi arresi cominceranno a raccontare la loro storia.
Percorsa via Tirugino, appoggiata al parapetto delle mura, come voci sussurrate incontro Montemontanaro.
Il paesaggio di ripide vitali colline fa da controcanto alla coppia narrante, e le voci di donne, i muri battuti di muratori che abbattono per costruire, la campana che rintocca il quarto, son suoni sintonici, i due direttori, il paese e la terra, sono tenuti in salute dalla loro stessa vita. Camminando ancora, via Piave, via Mazzini, un cane e due gatti, due fontanelle a cui apro il rubinetto, come prova schiacciante che qui l’acqua scorre ancora come il sangue di chi non è morto,  ed una via così stretta da esser più un errore di costruzione tra due case che una volontà di passaggio.  Mi si mette addosso una strana sensazione di felicità, ho quasi voglia di giocare, per strada, per terra, a nascondermi dietro un uscio aperto o spiaccicata a diventar intonaco dell’angolo di casa da cui sbircio se arriva chi conta e correr più veloce a fregarlo e far tana libera tutti e prendermi tutta la gloria di aver salvato dall’onta della conta il primo scoperto che a nascondino, il contrario di tutto, è l’ultimo, il lento, il perdente.


                                                                     breve stralcio del racconto "Montemontanaro dentro"



venerdì 13 gennaio 2012

Se



foto di Francesca Perlini




Se di speranza sarà
lastricata la mia strada
di bellezza ne
sia orlata
che possa camminare
almeno in pace.




lunedì 9 gennaio 2012

Nella casa della comunità, a teatro!

"La Pastora" di e con Ilaria Gelmi al Teatro La Concordia di San Costanzo
(foto di Francesca Perlini)

Civico47 nasce con l’intento e la visione di creare cultura. Una cultura che abbia tra gli ingredienti  fondanti la bellezza, l’incontro, la narrazione (con i più variegati modi) e l’ascolto.
Solo dove almeno due persone s’incontrano veramente, lì si può cominciare a creare cultura ed una comunità che si racconta è una comunità che si riconosce ed una comunità che si riconosce è una comunità in salute che saprà occuparsi di se stessa.
La cultura è un bene comune,  ne siamo custodi e fautori, è la cifra del tessuto sociale e morale.
Cultura che in civico47 vogliamo fare e non parlarne. Seguendo nuovi bisogni e nuove visioni siamo usciti dal luogo conviviale di una casa (dove avvengono solitamente gli incontri) e abbiamo scelto la “casa della comunità”, il teatro,  per fare esperienza corale.
Margherita e Filippo, sindaco e assessore alla cultura del paese di San Costanzo hanno accolto in pieno il progetto e hanno addirittura pagato loro il biglietto! Stasera paga il Sindaco….!
Lo spettacolo “La Pastora” si sposa con la visione di civico47 di creare coralmente, ma qui non dico di più perché anche la sorpresa ha la sua bellezza.

Che la magia della narrazione abbia inizio…

"La Pastora" di e con Ilaria Gelmi al Teatro La Concordia di San Costanzo
(foto di Francesca Perlini)

"La Pastora" di e con Ilaria Gelmi al Teatro La Concordia di San Costanzo
(foto di Francesca Perlini)