mercoledì 28 dicembre 2011

La Pastora, il Teatro ed un Paese con Ilaria Gelmi

Ilaria Gelmi in "La Pastora"
Gli incontri di civico47 sono in continua trasformazione, seguono le cose, i cambiamenti, bisogni e visioni rinnovate.
Torneremo ad incontrarci nella convivialità di una casa, ma il momento storico e sociale del paese in cui nasce civico47, San Costanzo, ci chiede di uscire fuori di casa per allargare, per raccontarci coralmente, coro di una comunità che se integra e intera non lo è può diventarlo.
Lo spettacolo "La Pastora" risponde alla visione di civico47 di una partecipazione attiva e creativa per la tenuta in salute di una comunità in continua trasformazione compiuta da individui liberi che scelgono il loro presente ed il loro futuro anche attraverso lo stare insieme.
Con l'intenzione in tasca di creare cultura, cultura che può nascere quando almeno due individui s'incontrano veramente, incontrarci a teatro e vivere insieme l'esperienza dell'ascolto di una narrazione e la partecipazione attiva e concreta alla continuazione della storia è un'occasione per essere presenti e fautori della nostra stessa comunità. 
Comunità allargata e che si allarga per ogni nuova entrata, da cui le uscite sono strumento e ricchezza al pari delle entrate, strumento di riflessione e ricchezza di trasformazione. Prendiamoci lo spazio in cui arricchirci coralmente di  molteplici conoscenze, sollevando la diversità a  valore fondante di una comunità che cresce e che intende creare cultura per mantenersi in salute.


 Lo spettacolo “La Pastora” di e con Ilaria Gelmi (attrice teatrale, cinematografica, televisiva e scrittrice di testi teatrali)  vede tessere la narrazione della nascita di Gesù, con gli occhi di una donna, posati sul tema della solidarietà umana, con la compassione di colei che della semplicità del suo stato ne fa  dono prezioso da offrire, al pari dell’oro, dell’incenso e della mirra.
La nostra terra è espressione di semplicità.
La semplicità è lustro in ogni zolla di terra coltivata che sostiene e accomuna. E di umana compassione, la nostra gente ricorda il senso delle cose, condividendolo come la cosa più naturale possibile, al punto che non c’è bisogno neanche di parlarne.
E’ naturale essere solidali a San Costanzo, la vicinanza delle storie personali ancora lo permette. Civico47 si pone nel momento  in cui comincia ad esserci il bisogno di esserne consapevoli.
La socialità cambia, si arricchisce di nuovi volti e di nuove storie e affinchè la si possa ancora ritenere una ricchezza, ci vuole un momento in cui fermarsi  e chiedersi  “chi siamo, cosa stiamo diventando?” .
Mantenere aperta la possibilità della solidarietà, presuppone che la comunità sia consapevole di sé stessa, e in questo modo cresca.
La creazione della cultura è un passo fondamentale per non perderci ed isolarci, per accettare la trasformazione e diventarne attori responsabili e consapevoli  e “La Pastora” viene a ricordarcelo, 
come fa un nonno che racconta il suo passato, insegnando così , dove risiede il naturale senso delle cose, così come un Cantastorie che narra avventure di altre terre e di altri tempi. E’ l’arte della narrazione di cui tutti siamo portatori e ascoltatori, che può tessere quel complesso ricamo che è la storia umana che si rinnova ad ogni racconto. Così viva e rigenerativa, la narrazione connette a tutti i tempi dell’uomo: il presente, il passato ed il futuro.
Una storia narrata ad un insieme d’individui, è una comunità che si riconosce.
Questo forte anelito è stato portato e accolto pienamente dall'Amministrazione Comunale di San Costanzo che ha sostenuto e finanziato tutto il progetto. E' anche un regalo poter incontrarci a teatro e non spendere nulla perchè l'Amministrazione ha fatto sua la visione condividendola totalmente.
Con gratitudine che è parola che accomuna, comunità di parola,  a Margherita e a Filippo, sindaco e assessore alla cultura di questo nostro paese.

A domenica 8 gennaio alle ore 17 al Teatro La Concordia di San Costanzo con "La Pastora"!

Ilaria Gelmi in "La Pastora"



giovedì 22 dicembre 2011

I pellegrinaggi della minuzia



                                   La minuzia è lingua per lo sguardo.
                                   La minuzia è il linguaggio della poetica dello sguardo,
                                   il bisbiglio visionario dei paesi,
                                   fango impastato 
                                   del discorso tra me e la terra dei paesi.

Foto di Francesca Perlini  

Foto di Francesca Perlini

Foto di Francesca Perlini

Foto di Francesca Perlini

Foto di Francesca Perlini

Foto di Francesca Perlini  

Foto di Francesca Perlini

Foto di Francesca Perlini

Foto di Francesca Perlini

Foto di Francesca Perlini

Foto di Francesca Perlini

Foto di Francesca Perlini

 Foto di Francesca Perlini  

Foto di Francesca Perlini  

Foto di Francesca Perlini

  

Foto di Francesca Perlini

sabato 17 dicembre 2011

Un microcosmo, Belvedere Ostrense

Belvedere Ostrense, foto di Francesca Perlini

C'è un microcosmo che si chiama paese
il luogo più vicino alla molecola della convivenza
cellula staminale della società, più della famiglia
che s'è frantumata per rinnovarsi e che trova
dentro le mura il più delle volte fuori le mura
lo spazio per ritrovarsi o lasciarsi
ricostituirsi nuova.
Il paese, microcosmo più silenzioso,
per questo forse
meno distante dalla verità.
Riti come gesti
gesti che son riti,
il taglio dei capelli dal barbiere cuce 
la piazza 
fondamenta di civiltà
a tempo.
Noi che vi abitiamo, nei paesi,
r-accogliamo il moribondo
lo smemorato che ha perso
l'identità volendo diventare ciò che non è,
cittadina città.
Siamo una civiltà a tempo
i due euro del parchimetro
son quasi finiti.
Togliamo le auto dalla piazza
sediamo sui gradini della fontana
raccontiamoci chi siamo.







lunedì 5 dicembre 2011

Paesi di zolfo


Drago a Montesecco (foto di Francesca Perlini)


...Lungo la strada non devio per Arcevia all’altezza di Nidastore, la piazza di Avacelli può aspettare. La provinciale che sto percorrendo è il sentimento del momento, il binario morbido della mia ricerca e la fatica che mi porto dentro ne viene rinfrancata. Non lascio la provinciale.
Mi arrendo allo stimolo momentaneo, al cartello bizzarro, ai nomi delle località, al rudere lasciato in pace, a paesi lungo la provinciale come filari di cipressi.
A Madonna del Piano prendo a salire a destra seguendo un cartello che indica Montesecco. La strada è rotta da frane e smottamenti e penso a quanto debbano essere friabili queste comunità e comincio a farmi un numero tale di domande che ne rimango stupita. Non ne ho mai così diverse. Sto in silenzio sia dentro che fuori, eppure avvicinandomi a Montesecco non ho che domande.
Mi fermo poco prima della frana e ammiro il paese che è aggrappato sul versante opposto. Starei qui più tempo se non fosse per un freddo che s’insinua ovunque, potere della forza di rottura su cui appoggio i piedi. Entro in paese e c’è una vitalità che capisco poco prima di andarmene. E’ un paese di donne.
A me bastano le quattro donne che incontro, non voglio sapere chi sono gli altri tredici abitanti secondo Ivonne o tre secondo Maria...

                                                                                                                       Piccolo stralcio dal racconto "Paesi di zolfo"